“Cosa fai, nel tempo libero?” chiede Andrea, 19 anni, a Purity, 20. Una domanda tra coetanei, per cercare affinità, se non fosse che Andrea è uno studente italiano dell’ultimo anno dell’Itis di Ravenna e Purity è una delle ragazze nigeriane richiedenti asilo, ospiti di Casa Maria e il quesito potrebbe implicare delle differenze. “Ascolto musica, mi piace ballare e lo faccio ogni volta che posso”, risponde la ragazza. Andrea sorride e tra i due giovani la barriera del pregiudizio è già caduta.
Iniziano così, due ore di domande tra una decina di ragazze migranti e altri venti studenti, per conoscere una realtà difficile e stereotipata. Le prime rispondono alle curiosità dei loro ospiti, che vanno dalle materie studiate nei corsi professionali, al giudizio su Ravenna, al piatto italiano preferito. E se sul gradino più alto del podio ci sono i cappelletti, le giovani africane a loro volta chiedono ai ragazzi se siano contenti di accogliere nella loro città dei richiedenti asilo, ricevendo risposte affermative.
“Lo scopo – racconta Soheila Soflai Sohee, coordinatrice del servizio della cooperativa sociale Società Dolce – è proprio quello di abbattere pregiudizi e false rappresentazioni del mondo dell’immigrazione. A Ravenna, Società Dolce gestisce due centri di accoglienza straordinaria e pensiamo importante avvicinare i giovani, con una conoscenza diretta.”