Il centro educativo per persone con disabilità mentale Rondine diventa Spazio Rondine e cambia sede.
Il nuovo spazio si colloca all’interno di un contesto altamente socializzante e aperto al territorio, qual è il Dopolavoro ferroviario di via Sebastiano Serlio, a Bologna.
Tra campi da calcio, da bocce, centro sociale anziani, palestra, birreria, cinema all’aperto e location per le iniziative estive bolognesi, le persone seguite da Società Dolce, gestore del servizio, potranno sperimentare nuovi percorsi d’integrazione.
Laddove di solito le persone affette da problemi psichiatrici vengono isolate in spazi chiusi e fuori dalla società, qui saranno integrati al territorio, grazie alla collaborazione tra il dipartimento di Salute Mentale dell’ASL di Bologna e il Terzo settore, con un’associazione di promozione sociale e una cooperativa sociale.
All’evento di inaugurazione erano presenti l’assessore al welfare Luca Rizzo Nervo, il direttore del dipartimento di Salute mentale dell’ASL Fabio Lucchi, Carla Ferrero, vicepresidente di Società Dolce e la presidente del Dopolavoro ferroviario, Marzia Pasotti.
“La cooperativa – ha detto Carla Ferrero – lavora nel campo della salute mentale dall’inizio degli anni Novanta. Da allora la risposta alla salute mentale è completamente cambiata, si opera sul budget di salute, con un’importante rivoluzione per i pazienti, ma anche per il gruppo di lavoro, che ringrazio tantissimo. Il cambiamento che i servizi hanno fatto nell’ambito della salute mentale non sarebbe stato possibile senza la loro elasticità e impegno. Siamo passati da un contesto stabile, con orario giornaliero dalla 8 alle 16 per una ventina di pazienti a settimana, a 150 persone a settimana, con attività non solo di gruppo, ma individuali, di accompagnamento, costruite sui bisogni del paziente.”
Un percorso di cambiamento lungo e complesso, riconosciuto anche dall’assessore Luca Rizzo Nervo, che ha ringraziato per l’impegno nel campo della salute mentale in questi decenni e per la capacità di evolvere col cambiare dei bisogni: “Questo – ha detto – non è uno spazio per i pazienti, ma è uno spazio per la città, della città. La vulnerabilità e la fragilità non sono qualcosa che va nascosto, ma va al centro del nostro progetto di cittadinanza inclusiva.”
Il dopolavoro, come ha ricordato la presidente Marzia Pasotti, esiste dal 1929 e oggi, con Società Dolce, apre gli spazi all’integrazione.
PUBBLICATO IL 07/03/2023